mercoledì 21 dicembre 2011

Ministero della demagogia

Ministro Brunetta
   Nell'Inghilterra di Harry Potter hanno dovuto istituire il ministero della Magia, senza non avrebbero saputo come gestire la scienza arcana. Noi, in Italia, e senza che ce ne fosse una reale necessità, abbiamo il ministero della demagogia, con a capo uno degli esseri più improbabili che si potessero immaginare. Neanche la Rowling, con tutta la magia del mondo, avrebbe potuto immaginare un siffatto personaggio.
   Ma insomma, possibile che lo stato, dico, lo stato, mica un imprenditore qualunque, se qualcosa non va, se i suoi dipendenti battono la fiacca e non rendono il dovuto, se si comportano in modo scorretto, debba intervenire direttamente sugli impiegati di basso livello? A me sembra che esista una gerarchia e che, se il concetto di responsabilità e di decenza non si fosse perso completamente, lo stato dovrebbe agire per mezzo dei ministri sulla dirigenza la quale, dovendo rispettare degli obbiettivi realistici, e non discussi davanti ad un caffè ed una brioche, dovrebbe dare a sua volta degli obbiettivi ai sottoposti e così via, fino all'ultimo uscere, altro che cartellini. Limitarsi ad imporre il rispetto formale dell'orario di lavoro all'estremo opposto della gerarchia non ottiene il risultato e legittima tutti coloro che si trovano nei posti di potere (ma voi lo sapete quanto prende di stipendio e di premio un dirigente dello stato? documentatevi!) a mancare al loro compito, che sarebbe poi quello di fare funzionare le cose nel migliore dei modi, dandone la colpa ai sottoposti. Ma come, se, poniamo il caso, in un ufficio pubblico un impiegato è svogliato ed impiega un'ora a svolgere una pratica che richiederebbe cinque minuti, secondo voi con il cartellino orario diventerà più veloce?
Allora, se invece di fare della sterile demagogia, si dessero degli incarichi chiari e facilmente valutabili ai dirigenti, abbassandogli lo stipendio ed alzandogli il premio di raggiungiumento obbiettivi; se le note di valutazione dei sottoposti fossero veramente impiegate per decidere del trattamento economico e le progressioni ed i suddetti dirigenti avessero l'effettivo potere di premiare e penalizzare, senza essere crocefissi da associazioni di categoria, sindacati e politici; se il numero degli impiegati pubblici in un determinato ufficio o settore non fosse legato al potere politico del dirigente, ma all'effettivo carico di lavoro da svolgere, in modo da non consentire di raggiungere l'obbiettivo senza la collaborazione di tutti, allora, probabilmente, le cose funzionerebbero meglio, e tutto questo senza il cartellino.
   Se poi l'essere un dirigente non fosse uno status, se gli incarichi di dirigenza, ad esempio, fossero per l'appunto incarichi, dati a funzionari qualificati, con durata minima dipendente dal tipo di incarico ed obbiettivi, con i relativi milestones, già chiari in fase di assegnazione, senza aumenti di stipendio ma con congrui premi di raggiungimento obbiettivi, allora forse ci troveremmo ad avere una classe dirigente di persone competenti ed attive ed eviteremmo quel fastidioso corollario alla legge di Murphy che dice "ogni impiegato progredirà fino a raggiungere il suo massimo livello di incompetenza".
   Infine, potremmo fare una vera magia, come quelle della Rowling, trasformando il ministero della demagogia in un ministero degli obbiettivi, incaricato di controllare la ragionevolezza degli stessi ed il raggiungimento dei milestones. Poi, in cima alla catena di comando, lì sì, che vorremmo vedere in azione i bravi di Brunetta, a decimare a colpi di machete premi da decine di migliaia di euro (o anche centinaia) l'anno dati a coloro che pensavano di poter dirigere degli uomini e che, invece, non riuscirebbero a dirigere neanche il traffico ad un incrocio.

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