martedì 10 gennaio 2012

Chi sono i cattivi?

"Black hat" i cattivi per intenderci
   Sono scoraggiato. L'Italia è nella cacca, l'Europa è nella cacca, Africa ed Asia sono nella cacca (ma quelle non contano, tanto nella cacca ci sono già da tanto che ormai gli abitanti dovrebbero essersi abituati), gli Stati Uniti sono nella cacca, il Sud America è nella cacca (valgono le stesse considerazioni già fatte per Africa ed Asia, ma la cacca rimane). Insomma, tolti forse Australia e Nuova Zelanda che, per tutta una serie di motivi legati principalmente al pragmatismo, alla sottopopolazione ed alle risorse naturali, stanno un po' meglio, il mondo naviga in un mare di cacca. Come se non bastasse, e questo è quello che mi secca maggiormente, non sembra che niente si muova nel tentativo di farci uscire da questa situazione. Un alieno che sbarcasse ora sul nostro bel pianeta dovrebbe concludere, turandosi il naso, che siamo tutti coprofili.
   Ed invece non è vero, a nessuno di noi piace la situazione attuale. Non piace ai poveri, non piace ai ricchi e non piace neanche al sempre più raro ceto medio. Non fa comodo a nessuno stato, non offre a nessuno prospettive per il futuro, non alleggerisce i cuori di nessuno e, come se non bastasse, inquieta tutti, a parte coloro che, a causa di inguaribile ottimismo o eccessiva stupidità, non vogliono o non possono rendersi conto della situazione. Ma allora, la domanda sorge spontanea, se nessuno vuole questa situazione, perchè mai non ne usciamo? Vorrei ricordare che, da sempre, da situazioni di crisi come la attuale si è usciti solo attraverso Guerre, carestie, pestilenze o, più spesso, con combinazioni delle precedenti. Mai, in tutta la storia dell'uomo, la semplice buona volontà, il riconoscimento di un fine superiore di benessere comune (ed anche proprio) ha potuto compiere il miracolo. Perchè?
   Il perchè non è difficile da capire. Dietro la situazione attuale c'è una macchina che non è governata dal volere umano, ma solo dai numeri. Si tratta dell'economia che, nella sua attuale forma aberrante, governa le azioni degli uomini invece di esserne al servizio. Si, vabbè, ma chi muove l'economia? Chi è il Black hat del caso? Cui prodest? C'è forse una associazione segreta di personaggi vestiti di nero che, con quattro dita di pelo sul cuore, decidono la sofferenza di miliardi di persone per i propri fini segreti? La P2? I massoni? I petrolieri? I capi di stato? Ebbene, no. Anche i peggiori di questi personaggi non sono i diretti responsabili di quanto accade, perchè nessuno di loro ha il reale potere di cambiare le cose. Sono governati, tutti quanti, dalle dure esigenze del nostro sistema economico, il quale a sua volta è sostenuto da noi. Noi, avete capito bene, noi, le vittime di questo sistema, siamo in realtà i carnefici. Noi, che accusiamo le banche di creare le crisi ma che corriamo ad finanziarle con i nostri magri risparmi; noi che accusiamo la globalizzazione di togliere la dignità al lavoro e di provocare un consumo eccessivo di materie prime non rinnovabili, e che poi compriamo le magliette prodotte in Cina e vogliamo mangiare le ciliegie a Natale (ma lo sapete o no che a Vignola, in Dicembre, sugli alberi non ci sono neanche le foglie, altro che i duroni); noi che odiamo le multinazionali ma che facciamo la spesa al Carrefur, compriamo le Nike da Decatlon, facciamo il pieno alla Esso e compriamo ancora le Fiat convinti che le facciano a Torino.
   Ma come, allora siamo noi i cattivi? Bè, diciamo che questo sistema malato si autodifende e ci spinge a sostenerlo. Fare la spesa al Carrefur è più semplice ed economico che farla nei negozi sotto casa, mangiare le ciliegie d'inverno è gratificante, avere due lire in banca, con questi chiari di luna, può essere rassicurante. Ok, quindi siamo cattivi ma non troppo? Spiacente, a questo gioco o si è bianchi o si è neri, il grigio non è ammesso. Il mondo è in cima ad un pendio, o cade da una parte, o cade dall'altra, ed i buoni sono quelli che spingono in una direzione, tutti gli altri sono cattivi, cattivi, cattivi, anzi, cattivissimi, più cattivi dei banchieri, più cattivi di Onassis, più cattivi dell'OPEC, di Berlusconi, di Stalin, di Mussolini, di Hitler e di Attila messi assieme. Il problema, però, è che siamo cattivi e non lo sappiamo. L'ignoranza è l'arma più forte dell'economia. La pubblicità, che spegne le menti e condiziona le persone, la sua più fedele alleata. Ma avanti, diciamocelo, siamo tutti appassionati di motori, con la benzina nel sangue, o la BMW la vorremmo solo perchè qualcuno ce la presenta come desiderabile? Ci divertiamo a perdere tempo al telefono, ad impazzire nelle funzioni accessorie per riuscire a togliere gli occhi rossi da delle pessime foto fatte con un "coso" che non si riesce neanche a tenere in mano, o l'I Phone lo vorremmo solo perchè è cool? E specialmente, a noi che viviamo in un paese dove la frutta, per fortuna, cresce buona, ci piace proprio mangiare delle ciliege meravigliose ma di varietà selezionate per colorare precocemente e raccolte acerbe in modo da poterle trasportare da un lato all'altro del globo senza che marciscano, o ci siamo per l'ennesima volta fatti condizionare dall'ignoranza e dalla moda?
   Allora, facciamoci un regalo, seguiamo delle semplici norme, che ci consentiranno di vivere meglio e che, se fossero seguite da tutti, darebbero un bello schiaffo alle banche, alle multinazionali ed alla crisi globale. Cercherò di elencarle, senza pretendere di aver capito tutto, nè di aver esaurito l'argomento; solo come punto di partenza di un cammino personale che tutti noi dovremmo compiere per poter indossare, finalmente, il cappello bianco.
  • Leggiamo le etichette: sulle etichette dei prodotti c'è scritto, di solito, dove vengono prodotti, e se il marchio con il quale vengono venduti è proprietà di una grossa multinazionale;
  • Evitiamo, per il consumo quotidiano, i prodotti che provengono da posti remoti o da aziende possedute da multinazionali;
  • Sforziamoci di comprare prodotti realizzati all'estero solamente se viene garantita l'eticità della produzione;
  • Non compriamo cose che non ci servono solo seguendo l'istinto. Cerchiamo le nostre gratificazioni in noi stessi, nelle persone e nel mondo che ci circondano, e non negli status symbol;
  • Spendiamo il nostro denaro. Impariamo a considerare il denaro come un qualsiasi altro genere merceologico deperibile. Pensare che il denaro, invece di perdere il suo valore, possa moltiplicarsi senza alcuno sforzo, semplicemente investendolo, è cosa assolutamente idiota;
  • Quando compriamo domandiamoci chi, dal nostro denaro, trae effettivamente beneficio. Lavoratori o azionisti? Una volta risposto a questa domanda, comportiamoci di conseguenza;
  • Teniamo sempre presente che, al fine di minimizzare gli sprechi ed evitare sperequazioni, i nuclei autonomi per i consumi primari devono essere il più piccoli possibile e gli input e gli output verso e da questi nuclei verso gli altri, devono essere bilanciati;
  • In tutte le nostre azioni pensiamo ai nostri figli, ed ai figli dei nostri figli. Quello che facciamo migliora il sistema o lo peggiora? Poi, dopo aver riflettuto, agiamo secondo coscienza; Impariamo, la sera, a riflettere su queste scelte prima di dormire, ed a trovare nelle stesse la nostra gratificazione e la nostra determinazione.

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