martedì 14 febbraio 2012

Naomi Klein

No Logo e Shock Economy
   Parlare di globalizzazione e di multinazionali senza parlare di Naomi Klain, una delle più significative voci di divulgazione sull'argomento, sarebbe una imperdonabile leggerezza. Nata nel 1970 a Montreal, in Canada, Naomi Klein è una giornalista politicamente attiva in cause quali femminismo, antiglobalizzazione, movimenti per la pace e contro la colonizzazione finanziaria nei paesi poveri. Le sue opere più note sono i saggi "No logo" e "Shock economy", dei quali vorrei parlare brevemente.
   Innanzi tutto consideriamo che si tratta di due libri che parlano di due diversi aspetti dello stesso problema, la globalizzazione selvaggia e priva di ogni regola etica e lo spostamento dell'utile dalla produzione verso entità astratte. Il più veccho e famoso dei due, "No logo", che è stato preso come manifesto dai No Global di tutto il mondo, parla delle multinazionali, della assenza di etica nel loro operato, delle conseguenze che la loro presenza porta sul tenore di vita nel terzo mondo e delle conseguenze che il boicottaggio può avere su di loro.
   Non aspettatevi nè un romanzo, nè un testo di economia. La Klein è una giornalista e come tale si comporta, riportando solo notizie. Notizie di parte, ovviamente, data la sua posizione politica, tuttavia notizie difficilmente contestabili. Il problema viene introdotto presentando la Nike, una azienda completamente esternalizzata, presa assieme a Mc. Donald, alla Coca Cola, alla Shell, ed  alla Disney come esempi lampanti del comportamento antietico delle multinazionali, e da lì tratta l'argomento descrivendo le pressioni politiche ed economiche, le zone di industrializzazione per l'esportazione, le lotte per guadagnare quote di mercato e per creare mercati, l'indignazione dei consumatori, la controinformazione ed altro ancora. Non restano immuni da questa analisi Marlboro, Wal-Mart, Tide, Apple e tante altre, ma più dei dati relativi alle singole aziende, è il comportamento generalizzato quello che salta all'occhio di un lettore attento. Tuttavia i problemi proposti da "No logo" non sembrano privi di soluzione. Ancora sembrava, quando è stato scritto, che il boicottaggio ed il consumo consapevole potessero cambiare le cose.
   Diverso è lo scenario proposto in "Schock economy". Qua la posta in gioco cresce, non si parla più di multinazionali ma di banche e nazioni intere, nonchè della lotta globale per accappararsi le risorse più preziose, petrolio, acqua, energia e terra. Viene analizzata la dottrina di Milton Friedman e della "scuola di Chicago" Il tema è pesante, le informazioni crude e non si può fare a meno, leggendolo, di rivedere la attuale situazione europea e quella dell'Italia che, stranamente, sembra essere al centro di una crisi pilotata che non pare poter avere un epilogo diverso da quelli presentati nel libro. Considerazioni amare anche perchè, a differenza di quanto pareva al tempo di "No logo", quando sembrava che le persone avessero ancora la possibilità di cambiare le cose facendo pressione, in questo saggio non vengono proposte soluzioni.
   In ogni modo si tratta di libri che che non possono essere ignorati. Vanno letti, magari con spirito critico, ma vanno letti, in modo da poter guardare con occhio diverso alcuni eventi degli ultimi cinquant'anni, eventi le cui conseguenze non sembrano ancora terminate.

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