venerdì 3 febbraio 2012

un mondo perfetto

   In un mondo perfetto, nessuno lavorerebbe più del necessario perchè le cose funzionino. Questo vuole dire che, in un mondo perfetto, personaggi come, ad esempio, coloro che si occupano della promozione dei prodotti, non dovrebbero esserci. Non dovrebbero esserci pubblicitari e non dovrebbero esserci contabili, esattori, bancari e banchieri, in quanto il denaro, dal momento che si produce solo il necessario e che il necessario ha già per definizione un destinatario, cioè chi ne necessita, non avrebbe più ragione di essere. I soldati dovrebbero sparire. In assenza di surplus tutti avrebbero comunque tutto ciò che gli serve e nessuno si troverebbe in una posizione tale da essere invidiato; le guerre diverrebbero cosa d'altri tempi ed il furto non avrebbe più ragion d'essere. Tutti dovrebbero contribuire un po' al funzionamento di questa macchina che gira al regime minimo, ma non sarebbe necessario trascorrere un terzo del nostro tempo solare che, se sottraiamo il tempo destinato al sonno, alla cura della persona, al mangiare ed agli spostamenti, sopravanza abbondantemente il tempo rimasto libero da dedicare a noi, al lavoro. Questo non significa che cose come la musica, la scrittura, la pittura o la scienza dovrebbero essere abbandonate, solo, non dovrebbero essere un lavoro.
   Il problema è che, se esistono mestieri nei quali è possibile lavorare solo poche ore al giorno, nei quali il lavoratore può essere in un qualche modo considerato fungibile, ne esistono anche altri dove Tizio e Caio non sono assolutamente intercambiabili. E poi ipotizziamo, ad esempio, la classe dei medici. Certo, se ci fossero abbastanza medici, potrebbero lavorare poche ore al giorno, ma come la mettiamo con l'aggiornamento e con lo studio? Voglio dire, una volta laureato e specializzato un medico, anche se lavora poche ore al giorno, ha già investito una bella fetta della sua vita nello studio, e lo ha fatto praticamente a tempo pieno. Lo stesso, in linea di principio, vale per gli ingegneri, i matematici e, più in generale, per tutti coloro che, per raggiungere un certo grado di perparazione, passano molti anni a studiare. Quindi, diciamo che, nel mondo perfetto che abbiamo ipotizzato, ci saranno mestieri più desiderabili, come quello del contadino, dell'operaio o del trasportatore che, grazie alla minima richiesta di specializzazione, non richiederanno grossi investimenti di tempo iniziali e mestieri molto meno desiderabili come il medico, il biologo, l'insegnante, l'ingegnere che, richiedendo molti anni di studio indefesso, comporteranno notevoli sacrifici. Questo mantenendo sempre una distinzione fra ciò che è necessario e ciò che non lo è. Mangiare, vestirsi, disporre di energia ed un minimo di confort, poter accedere alla sanità ed alla istruzione, questo è necessario, tutto il resto è voluttuario.
   Il voluttuario, invece, in un mondo perfetto sarebbe sempre su base volontaria. Chi, per sua natura, sente l'irrefrenabile bisogno di dipingere, o di scrivere, dovrebbe essere facilitato a farlo, ma non costretto. Tutti, alla fine, devono riempire la loro giornata, e perchè mai il farlo scrivendo un romanzo dovrebbe essere meglio o peggio del farlo andando al mare, o magari meditando seduti nella posizione del loto? Del resto la grande disponibilità di tempo libero dovrebbe spingere nella direzione dell'occupazione volontaria.
   Eppure, sono ragionevolmente certo che, il mio mondo perfetto, avrebbe ben poche probabilità di funzionare veramente. L'utopia è utopia, e mal si piega ai compromessi del mondo reale. Tuttavia non credo che non si possa fare nulla per muoverci in questa direzione. Senza pretendere di cambiare il mondo, semplicemente evitando di affannarci alla ricerca di cose futili, sforzandoci di vincere la tendenza consumistica e di cercare la realizzazione dentro di noi, invece che simularla per mezzo di status symbol, possiamo iniziare a vivere in un modo migliore e, lentamente, a cambiare il mondo che ci circonda o, quanto meno, la percezione cha abbiamo del mondo.




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