domenica 25 marzo 2012

Notre dame de paris


Notre Dame de Paris
   Se nel 1830, Victor Hugo avesse potuto pensare che dal romanzo che stava scrivendo si sarebbe tratto un musical e se, specialmente, avesse potuto vederlo, probabilmente, ne sarebbe stato stupito. Notre Dame, nato come romanzo storico, è un drammone ottocentesco che ha, spesso, ispirato riduzioni cinematografiche e teatrali. Persino la Walt Disney, con il suo "Gobbo di Notre Dame", si è rifatta a questo romanzo, senza tuttavia riuscire neanche ad avvicinarsi vagamente al suo animo. Animo difficile da
raggiungere, del resto, in questi giorni in cui il lieto fine è quasi indispensabile al successo di un'opera, visto che l'autore, ben consapevole dei limiti dell'umana natura, dipinge personaggi reali, mossi da pulsioni intense e, fra i quali, un vero "buono" non esiste.
   Non è buono Quasimodo, capace di amore solo verso Frollo, Esmeralda e le sue campane, ma che odia il genere umano. Non è buono Phoebus, vanesio ed egoista, disposto a liberarsi di Esmeralda incurante della sua fine. Non è buono Frollo che tuttavia in passato ha salvato, colto da pietà, quasimodo dalla morte e che vive solo per lo studio ed il bene del fratello scapestrato Jehan. Non è buono Gringoire, poeta vigliacco, e non è buona nemmeno Esmeralda, la vittima principale delle circostanze che, di fronte a Phoebus, vacuo ma bello, sarebbe disposta a concedersi ma che ignora completamente l'adorazione canina di Quasimodo e l'amore disperato di Frollo. Del resto "l'insaccata", la madre di Esmeralda, pur vivendo in espiazione, odia con tutto il cuore gli zingari; il Re, Luigi XI, è presentato come un egoista opportunista privo di umanità; Fiordaliso, la fidanzata ufficiale di Phoebus, è una vanesia in continua competizione con le sue belle compagne e persino il popolo, pur schiacciato dalla sovranità, si manifesta feroce di fronte alla possibilità di un arrotamento o di una impiccagione. Insomma, in tutto il romanzo  non troveremo un solo personaggio nel quale potremo calarci crogiolandoci nel nostro ruolo, solo esseri umani, non immuni alle debolezze come la concupiscenza, l'odio, l'egoismo e la viltà. Victor Hugo, del resto, non era certo l'ultimo arrivato e, se in altri romanzi del periodo la storia non era altro che una scusa per raccontare di luoghi remoti saziando la fame di conoscenza che, in mancanza di documentari televisivi e di voli a basso costo, non poteva essere soddisfatta altrimenti, Hugo non ricade in questo stilema, costruendo un romanzo intenso e tutt'altro che stereotipato.
   Un romanzo da leggere, quindi, godendosi, cosa impossibile nelle riduzioni successive, le storie nella storia. La storia della madre di Esmeralda che, sapendo la propria figliola rapita dagli zingari, gli egiziani nel testo, ne benedice la condanna, accomunandola ai rapitori, prima di scoprire che si tratta della figlioletta ritrovata e di morire di crepaucore davanti al boia; il passaggio quasi accidentale di Luigi XI, che giustifica il motto "questo ucciderà quello" o l'umiliazione dell'alta borghesia da parte di un "calzettaio" che, forte di una grande influenza politica, rifiuta di essere presentato altrimenti, o la storia del giovane fratello di Claude Frollo, Jehan, studente scapestrato ed irriverente, destinato a seguire il suo istinto depravato fino ad una fine orribile.
   Ancora attualissima, come storia, e perfettamente inquadrabile ai giorni nostri, Notre dame parla di mancata accettazione degli stranieri, della cecità della giustizia, dell'egoismo, della vanità e della lussuria degli uomini. Parla del cambiare dei tempi e di come la strada più semplice sostituisca inesorabilmente la più ardua anche a scapito di una perdita di valore. Così come Frollo dice che la stampa ucciderà l'architettura e la religione, oggi possiamo dire che le vittime sono state i rapporti sociali, la stampa, la musica, il cinema e l'arte in generale, uccisi da media sempre più invadenti che ci bombardano di pseudocultura di bassa lega.
Roma, Gran Teatro
   In ogni modo non è del romanzo che volevo parlare, né delle riduzioni cinematografiche, né del cartone animato di Disney, ma del musical di Luc Plamondon e Riccardo Cocciante. Racconta, Cocciante, di come è nato Notre Dame de Paris ed ascoltando le sue parole verrebbe quasi da dire Ἀνάγκη, fato, predestinazione, come, ci informa Hugo, stava scritto sulle mura di Notre Dame. Insomma, la storia è questa. Luc Plamondon si presenta, un giorno, a casa di Cocciante con una bozza di testo ed insieme iniziano a lavorare a quest'opera, senza pensare ad una rappresentazione teatrale, ma con in mente qualcosa di molto più semplice. Poi un produttore sente l'opera, cantata e suonata al pianoforte da Cocciante, e se ne innamora, prenotando una sala a Parigi per tre mesi. Da lì i primi successi, ed ancora Ἀνάγκη, stavolta nei panni di David Zard che, ignorando tutti coloro che lo dichiaravano impossibile, porta il nusical in Italia nella sua forma più imponente anche se per farlo, fra le altre cose, si trova a dover affrontare imprese ciclopiche, come costruire un teatro ad hoc.
Notre Dame Bologna 2002
   Io Notre Dame l'ho sentito per la prima volta per radio, in diretta da Parigi. Devo dire che, senza l'apparato scenico, con il testo in francese e con l'audio della radio, non mi ha colpito più di tanto. Poi, quasi per caso, a Bologna, al palamalaguti. Ora, c'è da dire che all'epoca il palamalaguti era caratterizzato da una acustica terrificante. Nato per ospitare partite di pallacanestro e realizzato in cemento armato era una delle cose più dissimili ad un teatro che si possano immaginare. Ciò nonostante, malgrado l'acustica pessima ed i posti non eccezionali, lo spettacolo mi piacque e comprai i CD dell'opera, in francese. 
Notre dame Roma 2004
   In breve, assieme a Cats, altrimenti detto "i gatti che ballano" divenne uno dei must di mia figlia, al punto che, per il suo terzo compleanno, la portammo a Roma a vederlo dal vivo. In quell'occasione trovammo anche il DVD della rappresentazione, ripreso a Verona e quindi, questa volta, con i testi in italiano.
   Che dire di quest'opera. Bella è riduttivo e, forse, non appropriato. Bello è ciò che piace e Notre Dame potrebbe anche non piacere. Tuttavia, a prescindere dall'incredibile successo di pubblico (e non che i biglietti costassero poco, se guardate nelle foto potete vedere, per dei posti non eccezionali, che ci volevano 30 Euro per vederlo nel 2002 a Bologna, e 33 a Roma nel 2004) che testimonia a suo favore, di Notre Dame possiamo dire, in modo oggettivo, che è imponente e, nel suo genere, assolutamente unico. Un corpo di ballo spettacolare, una costruzione scenica incredibile, cantanti, costumi, luci, tutto sempre al top, senza nessun compromesso.
   Nella riduzione di Plamondon e Cocciante Esmeralda e Quasimodo sono "buoni", ma la cosa è accettabile ed anzi, necessaria, nell'ottica di un'opera destinata ad essere ascoltata da un pubblico che, uscendo dal teatro, deve essere contento di come ha speso i suoi soldi e, in questo caso, si tratta, ve lo posso garantire, di denaro ben speso. Se anche si potesse ingnorare l'intera opera, musica, ballo, coreografia, costumi ed una incredibile analogia fra la situazione della Parigi alla fine del medio evo e quella dei nostri giorni, non si potrebbe rimanere inerti di fronte all'escalation del finale, catartico, che si snoda dall'incarcerazione di Esmeralda fino alla sua morte ed alla disperazione di Quasimodo, destinato a lasciarsi morire assieme a lei.
   L'opera riesce, incredibilmente, a rivelare, con la musica e le canzoni, le emozioni profonde dei personaggi che la animano. Potrete, assistendovi, osservare il dramma svolgersi attraverso le emozioni di tutti i suoi attori, percependo le motivazioni di ognuno di loro. Ed ecco che allora, questi non buoni diventano improvvisamente essere umani, di carne e di sangue, deprecabili ma comprensibilissimi. Forse non edificante, come storia, ma sicuramente vera ed umana, credibile nella sua follia.
   Un ultimo dettaglio, circa la coreografia e le scene. Come già detto Notre Dame è un grande spettacolo. Nulla è pensato nell'ottica del risparmio, coreografie e balletti sono semplicemente spettacolari. Non aspettatevi, ovviamente, un balletto classico. Qua si tratta di danza moderna, a tratti acrobatica, con un apparato scenico d'impatto che, grazie ad un corpo di ballo assolutamente adeguato, riesce a coinvolgere con forza inaspettata lo spettatore. E non sono solo i balletti che colpiscono l'occhio. Basta pensare alla scena della carcerazione, quando Frollo svela ad Esmeralda i suoi sentimenti e viene rifiutato. Luci, colori, scene e costumi, tutto contribuisce a sottolineare, assieme alla musica ed alle voci, la drammaticità del momento e l'impossibilità di una comunicazione fra i due attori, entrambi prigionieri dei propri sentimenti e della propria follia, entrambi incapaci di ascoltarsi l'un l'altro.
   Insomma, un'opera potente, coinvolgente, attuale e spettacolare. Un'opera da non perdere, da guardare e, se già la si è vista dieci anni fa, da rivedere. Uno spettacolo per tutti, che può essere apprezzato anche dai più piccoli, uno spettacolo da ricordare e che rimane una pietra miliare nell'ambito dei musical. Consigliatissimi, dopo averlo visto dal vivo, anche i CD ed i DVD, indispensabili per rivivere i mille dettagli dell'opera. Un unico consiglio, per chi può permetterselo: andate a vederlo a Roma o a Verona. Lo spettacolo merita un grande palcoscenico ed una acustica adeguata.

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