domenica 29 aprile 2012

Dove è diretto windows



I Media sono il mercato del futuro
   Oggi, rendiamocene conto, il vero business non è più quello dei sistemi operativi, ma quello delle informazioni e della rete. Tutta una fetta di industria che viveva grazie alle difficoltà di riproduzione (pensiamo alle case discografiche che prima con le fotocopiatrici e poi con i registratori a cassetta ed i CD scrivibili hanno visto calare i loro affari nella vendita di spartiti, LP e CD; ai libri in formato elettronico che stanno soppiantando quelli in formato cartaceo o ai film in streaming che hanno sostituito i cinema, le video cassette ed i DVD) ora annaspa alla ricerca di metodi nuovi per mantenere i propri privilegi. Il futuro prevede la gestione elettronica dei diritti di proprietà e la gara che si conduce porterà chi la vince a guadagni favolosi.
   Quello che Microsoft sta facendo, sostanzialmente, è tentare di assumere il controllo delle informazioni digitali. In Seven il DRM è integrato in modo subdolo al sistema operativo ed impedisce al software di terze parti di interagire con le informazioni contenute nei file multimediali quando queste sono decriptate, degradandole quando un hardware o un software non certificati possono accedervi. Non solo, ma la gestione dei DRM di Seven, ad esempio, consente di bloccare la registrazione di certe trasmissioni in streaming, o di vietare l'accesso a certi siti. Immaginiamoci, e non siamo molto lontani, manca solo un passo per posare il collo sul ceppo e Bill è lì che ci aspetta con la mannaia in mano, un PC che, ad esempio, si rifiuti di installare un software che non sia certificato, ed immaginiamoci che la Microsoft si rifiuti di certificare, ad esempio, tutti i browser che non pongono limitazioni agli accessi nei siti inclusi in una black list. Ecco, la censura digitale in un passo, il controllo totale sull'ultima informazione libera del pianeta. Dopo, è un attimo, Bill potrebbe dichiararsi presidente, dittatore o magari anche Dio, e chi potrà mai impedirglielo se sarà lui a controllare le informazioni?
   E come fa, Microsoft, ad imporci questa cosa? Semplice, o usi Seven o il tuo nuovo hardware non potrà funzionare. O usi Seven o non potrai usare le nuove bellissime funzioni di Office (che cosa potrà poi mai fare di nuovo e necessario, me lo si deve spiegare). O usi Seven o il responsabile della tua azienda non potrà avere il controllo totale sulla tua macchina e questo lederà sia il suo personale senso di autostima, che la sua possibilità di impedirti di violare tutta una serie regole senza la necessità di spiegartene il significato.
DRM, una nuova schiavitù?
   Ecco, quest'ultimo punto è importante. Ci sono tutta una serie di regole di gestione dei diritti, su Seven, che, oltre ad ammazzare letteralmente la macchina, rendendo necessario un hardware molto più potente (ma tanto paghiamo noi) per fare le stesse cose, consentono di creare una gerarchia. Come a dire che sopra c'è Dio, poi l'imperatore, i re, i vassalli, i valvassini, i valvassori ed i servi della gleba. Se usi Seven nella tua azienda, non puoi certo essere Dio però, se ti impegni, magari puoi trovare qualche sottoposto al quale limitare i diritti e sentirti, a tuo modo, un signore. Persino in casa, se sei superuser, puoi impedire, che so, a tuo figlio di accedere a certi siti, o a tua moglie di vedere i tuoi file. Insomma, ci manca solo la santa inquisizione e poi torniamo al medioevo.
Copyright, ma chi e il protetto?
   Purtroppo, in questo panorama, un serio concorrente di Microsoft non c'è. Apple, da sempre, ha una politica analoga e costa di più; Linux non è un "prodotto" nel vero senso della parola, ma una accozzaglia di versioni senza un filo logico e, specialmente, senza una "credibilità" sul mercato e, se è vero che la maggior parte dei server monta proprio Linux, è anche vero che la maggior parte dei PC non sono server e che le applicazioni più usate e desiderabili su Linux non girano. Basterebbe, però, fare un piccolo passo indietro, rifiutandoci ad esempio di comprare PC sui quali non si può montare XP o Linux, o di comprare musica e video in formati che limitano la nostra libertà di fruirne come meglio crediamo, per costringere questi colossi dell'informazione a fare retromarcia in attesa di tempi migliori. Questo non vuol dire, intendiamoci, che si debbano fotocopiare i libri o duplicare CD e DVD in modo da non pagare i diritti d'autore. Gli autori, giustamente, vogliono poter vivere del loro lavoro, è non sarebbero d'accordo. Vuol dire, però, che non si può permettere a delle società di sanguisughe di dettare le regole. Le regole devono esserci e devono essere seguite, ma devono essere condivisibili e, specialmente, non devono essere imposte con la forza. Il consumatore deve essere educato a capire il valore di quello che ascolta, legge o guarda, ed a pagare per poterne ottenere ancora, educato e non costretto. In questo modo, se ci pensate, si va ad eliminare tanta di quella gente inutile nel percorso delle informazioni che queste, pur lasciando all'autore il giusto compenso, vengono a costare talmente poco da rendere inutile ogni forma di DRM. Come a dire, più semplice comprare l'originale, per quel che costa, che smenarsi a cercarne una copia.
Thriller, Michael Jackson
   Prendete, ad esempio un grande della musica, che so, Michael Jackson. Se pensate che al mondo siamo più di 5 miliardi, trovate così impensabile che almeno 5 milioni di persone siano disposte a pagare dieci centesimi di euro per un suo CD originale (più il costo del media, ovviamente, ma quello ci sarebbe anche su di una copia)? E credete che mezzo milioni e mezzo di euro a CD non sarebbe un compenso sufficiente per il suo lavoro? Pensate che ho parlato di 10 centesimi, ma probabilmente gli amanti del genere pagherebbero volentieri di più per il loro idolo e che, probabilmente, a desiderare un suo disco a questo prezzo potrebbero essere più di cinque milioni di persone. Ok, probabilmente lui guadagnava di più, ma tenete presente che per un artista ci sono i concerti, le sponsorizzazioni, l'immagine e tanto altro ancora, i dischi sono solo una goccia nel mare.
   Insomma, non sarebbero gli artisti a rimetterci, ma solo, lo ripeto, quel branco di lenoni che oggi come oggi controlla l'informazione, categoria di persone che rischia, comunque, di essere spazzata via dal buon Bill (si, lo so che Bill Gates ha lasciato la Microsoft, ma mi piace lo stesso identificarlo con l'azienda che ha creato) che, con l'evidente desiderio di rimanere l'unico gallo del pollaio, si proporrebbe come protettore dei protettori, signore e padrone di tutti gli artisti di questo mondo. In ogni modo, me ne rendo conto, la sto tenendo troppo lunga. Chiudo qui, sperando che un inaspettato evento atmosferico possa cancellare simultaneamente tutte le copie di Seven presenti sul pianeta, sorgenti compresi e, magari, radere al suolo la Microsoft in modo che non ne rimanga un solo bit utilizzabile.

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