lunedì 8 ottobre 2012

11 settembre, non abbiamo imparato proprio nente

La mia trousse con il coltello incriminato
   Spazzolino e dentifricio, rasoio con ricambi, un pennello da barba, crema da barba, una tronchesina per unghie di quelle compatte, che non possono essere usate per minacciare nessuno, una limetta per unghie in cartoncino, un blister di medicinali, un paio di saponettine usa e getta di quelle degli alberghi, filo interdentale ed un coltello a serramanico con una lama lunga otto centimetri e mezzo. Questo il contenuto della mia
trousse da viaggio, infilata nel mio zaino prima di salire su un aereo per Monaco, quest'estate. Nello zaino c'erano anche alcuni strumenti scientifici, sicuramente interessanti visto che al controllo di accesso mi hanno chiesto cosa fossero ed a cosa servissero, e con me avevo anche il mio portatile, con alimentatore, mouse ed altre carabattole che, certamente, viste ai raggi X potevano apparire inquietanti.. Tutto regolare eccetto il coltello, regalatomi da mia madre dopo un viaggio nell'Est e rimasto per errore nella trousse prima della partenza.
   Ora, non voglio certo dire da quale aeroporto sono partito, non mi va di creare guai a nessuno né tanto meno di essere imitato da qualcuno con cattive intenzioni, tuttavia mi sembrava che i coltelli a serramanico, dopo i fatti dell'11 Settembre, nel bagaglio a mano fossero assolutamente vietati, ed invece evidentemente no. Complice probabilmente il fatto che i controllori fossero distratti dalle mie insolite strumentazioni mi sono trovato a Berlino, dopo un transito a Monaco, con un coltello a serramanico che, a quel punto, non sapevo proprio come fare a riportare in Italia.
   Bè, in realtà riportarlo indietro è stato più semplice del previsto, ho infilato i miei strumenti nella borsa del computer ed ho imbarcato lo zaino con dentro la trousse incriminata, tuttavia l'episodio mi ha fatto riflettere. Perché, mi sono chiesto, è stato così semplice portare un coltello che, pur essendo in realtà poco più di un giocattolo per turisti con una lama in ferraccio che probabilmente non si riuscirebbe neanche ad affilare, ai raggi X è sicuramente indistinguibile da un'arma vera e propria? E perché, se è così semplice portare un'arma su di un aereo, i terroristi non ne approfittano per fare dei danni? Bè, forse mi sbaglierò ma secondo me le risposte a questi quesiti sono le seguenti:
  • I controllori non si impegnano più di tanto a controllare, tanto sanno che si tratta più che altro di demagogia;
  • Non ci sono poi così tanti terroristi vogliosi di dirottare un aereo in circolazione, specie considerando che quelli che sarebbero in grado di farlo, per fortuna, sono anche abbastanza istruiti ed intelligenti per avere, si spera, cara la propria vita e quella del proprio prossimo.
   Perché dico questo? per due motivi che, in realtà, mi sembrano ovvi:
  1. I raggi X, quelli usati negli aeroporti per i controlli, non possono fare i miracoli. Facendo una esposizione a diverse durezze possono identificare materiali con diverse caratteristiche di radioopacità, ma non possono certo distinguere nel fino un materiale dall'altro. Per fare del danno, del danno vero intendo, bastano pochi grammi di alcune sostanze che non sono certo identificabili con un sistema radiografico. Un'arma da taglio può essere realizzata anche in vetro, ed il vetro non si vede ai raggi X, ma anche un filo di kevlar è un'arma e, comunque, una persona addestrata è essa stessa un'arma, anche a mani nude.
  2. Per dirottare un aereo non serve un'arma, basta il telecomando della macchina. Che diamine, chiama una inserviente, minacciala di fare saltare una bomba che hai imbarcato con la tua valigia nella stiva e vedrai se non ti portano subito a Cuba od ovunque tu voglia andare.
   Il problema, secondo me, è che i terroristi non hanno nessun motivo per dirottare un aereo. Se volessero veramente fare del danno, e per fortuna non è così, avrebbero dei metodi molto più semplici. Mezzo chilo di polvere da sparo, di quella che si può fare col piccolo chimico e poco più, ed un barattolo di chiodi o di schegge di vetro in un luogo affollato sono purtroppo molto più terrorizzanti di un aereo che cade o che viene dirottato
   E con questo non voglio dire che i terroristi non esistono, esistono e come, ma noi per loro è come se fossimo sull'altra faccia della luna. Un terrorista colto, in grado di viaggiare senza farsi notare, di usare una tecnologia sofisticata e non semplicemente di sparare con un fucile mitragliatore, secondo me non ha nessuna voglia di correre dei rischi per guadagnarsi un posto nell'aldilà perché, per poter diventare così, ha prima dovuto uscire dalla mentalità del terrorista. Quello disperato, che nella vita ha conosciuto solo dolore e miseria, quello imbottito di hashish che vede nell'aldilà la sua unica speranza di miglioramento, quello non riuscirebbe nemmeno ad entrarci, in un aeroporto, figuriamoci poi a salire su di un aereo.
   Poi, per carità, il pazzo, quello a cui scende la catena, quello può sempre esserci, ma stiamo attenti a non essere noi a crearlo, con questi modi inutilmente persecutori che, alla fine, si limitano ad aumentare la paranoioa delle persone ma che, secondo me, non prevengono certo un bel cavolo di niente e, specialmente, stiamo molto attenti a non farci condizionare, nella nostra vita di tutti i giorni, dalla paura, perchè questa sarebbe la vera vittoria per i terroristi. Voglio dire che purtroppo quei delinquenti che hanno organizzato gli attentati dell'11 Settembre tutte le volte che salgono su di un aereo e vedono il tempo ed il denaro spesi per i controlli anti terrorismo possono darsi delle pacche sulle spalle, perché hanno raggiunto il loro scopo, quello di seminare il terrore.
   Ed allora, si potrebbe domandarsi, l'11 settembre non è successo niente? Si è trattato di uno scherzo? No, assolutamente no, si è trattato di un enorme dramma che ha coinvolto migliaia di persone e che ha distrutto l'esistenza di migliaia di famiglie, di una cosa talmente enorme che il mondo intero, per un attimo, è annichilito. Tuttavia non credo che sarebbero bastate le misure attualmente in auge negli aeroporti per impedirlo. Gente preparata, uomini che hanno studiato e che si sono addestrati in America, gente insospettabile che parla perfettamente la lingua e che è indistinguibile all'apparenza da voi o da me, gente del genere non si ferma con i controlli di accesso. Quella è gente che, si vede lontano un chilometro, dietro alle spalle ha denaro ed una organizzazione, non si tratta di quattro cammellieri con le paturnie e, col denaro e l'organizzazione, su un aereo ci si può far salire un'intera cassa di fucili mitragliatori, altro che una pistola. Cosa potrebbero fare gli addetti ai controlli che, oltretutto, non sono neanche dei poliziotti, ma dei dipendenti malpagati dell'agenzia che ha vinto l'appalto, contro dei terroristi organizzati? Niente ovviamente, basti pensare che qualche tempo fa non sono riusciti neanche a fermare un semideficiente che si era imbottito le mutande di esplosivo con l'intento di far saltare un aereo a maggior gloria di chissà quale dio, e stiamo parlando di un invasato talmente idiota che, una volta salito a bordo, non è stato neanche abbastanza furbo da andare in bagno per innescare la bomba e che è stato fermato da un passeggero che è intervenuto convinto di avere a che fare con un maniaco che si masturbava in pubblico.
   Ed allora, come li fermiamo questi terroristi? Come fare a vivere in pace? Credo che la prima cosa da fare per fermare il terrorismo sia agire sulle cause. Fino a che ci saranno, al mondo, dei disperati senza futuro, ci saranno dei potenziali terroristi. Il problema è che, dietro alla miseria, alla povertà, alla violenza ed alla morte ci sono spesso se non sempre degli interessi. Interessi dei fabbricanti di armi, che da soli muovono forse più soldi che l'OPEC, interessi delle multinazionali, che vogliono produrre a poco e vendere a tanto, interessi dei paesi ricchi che, ovviamente, non vogliono perdere i loro previlegi. Se si potesse ottimizzare un pochino l'impiego delle risorse, se si potesse smettere di spendere soldi per i militari e l'acquisto di armi, che tanto ormai in giro ce ne sono a sufficienza per radere al suolo dieci pianeti, se si potesse trasferire la maggior parte degli utili a chi effettivamente produce beni, lasciando che gli intermediari vivano senza arricchirsi troppo, probabilmente al mondo i terroristi non ci sarebbero più. Resterebbero i pazzi, è vero, ma i terroristi no, e questo sarebbe già un bel progresso.
   In secondo luogo, agire sul terrorismo significa anche non lasciarsi terrorizzare. Non lasciare che un attentato cambi il nostro modo di vivere o di percepire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Quando lo stato italiano, negli anni di piombo, ha emanato le leggi contro i terroristi, hanno vinto i terroristi. Quando, dopo gli attentati dell'11 Settembre, sono stati istituiti tutti quegli inutili controlli negli aeroporti, sono stati introdotti i chip biometrici nei passaporti e l'America si è data alla guerra preventiva, hanno vinto loro, i terroristi. Ignorarli, non lasciarsi spaventare, continuare a vivere come prima e non cambiare i propri valori, questo avrebbe impedito a loro di vincere.

1 commento:

  1. Parole sante. Sono riusciti a strumentalizzare una tragedia per supportare spese altissime ed inutili. Siamo sempre alle solite.

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