giovedì 11 ottobre 2012

Terroristi informatizzati

   Leggo, in una comunicazione del parlamento europeo, che i terroristi si avvantaggiano dell'uso di internet. Ultimamente mi è capitato di farmi delle domande sul terrorismo e non posso fare a meno di avere una mia teoria. Il terrorismo mi sembra che possa nascere solo dall'ignoranza e dalla disperazione e penso che il libero accesso ad internet sia il primo passo per uscire dall'ignoranza. Una finestra sul mondo, imperfetta fino a che si vuole, certo, ma sempre in grado di aprire quelle barriere mentali che possono portare una persona a cercare soluzioni nella violenza e nel terrore. Insomma, mi sembra che internet,
più che ad aiutare i terroristi, possa servire ad estinguerli, un po' come il comma 22 di Hemingway.
esistono terroristi colti?
   In realtà, già mentre sto scrivendo, so che non è del tutto vero, ci sono anche altri tipi di terroristi. Penso alla banda Baader Meinhof, composta quasi esclusivamente da laureati, o alle brigate rosse, composte comunque da cittadini italiani, cioè da persone che, quanto meno, avevano potuto accedere alle scuole medie inferiori e fondate, fra gli altri, da Renato Curcio e Margherita Cagol, entrambi provenienti dalla facoltà di scienze sociali dell'università di Trento. Però, in questo momento, l'attenzione è concentrata contro il terrorismo islamico, terrorismo fatto da fanatici ben disposti a farsi saltare in aria a maggior gloria del loro Dio e quelli, ne sono sicuro, dopo aver visto il mondo attraverso la rete, senza il filtro dei loro direttori spirituali, ho il sospetto che perdano un bel po' di motivazioni. Così, se grazie ad internet i terroristi possono accedere a comunicazioni cifrate, alle mappe di google, ai manuali scritti dai vari estremisti in formato PDF(1) ed alle istruzioni per farsi l'esplosivo in cantina partendo da qualche vecchia saponetta e del diluente, è anche vero che attraverso la rete possono vedere un mondo fatto di persone che non vivono sparandosi addosso l'un l'altra, di persone che possono lavorare in pace ed in pace godere, almeno in parte, visto che i governi costano, dei frutti del loro lavoro.

(1)  Vagando sulla rete mentre scrivevo questo post ho trovato un interessante manuale sulla guerriglia urbana, scritto da un tale Carlos Marighella. Dice, intendiamoci, cose abbastanza scontate per chi vive nel mondo moderno ma che, credo, potrebbero effettivamente servire ad un terrorista del terzo mondo per perfezionarsi. Tuttavia mi sembra che anche Che Guevara abbia scritto cose simili e che queste siano regolarmente state pubblicate in quasi tutte le lingue del mondo e mi sa, anche se forse dico una sciocchezza, che in una tenda nel deserto, dove immagino si addestrino i terroristi, sia più comodo leggere un libro che un PDF.

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