venerdì 14 dicembre 2012

I biscotti del mattino


La colazione dei giorni di festa
   Vuoi per mancanza di tempo, vuoi per praticità, son ben poche le mattine in cui i miei figli si mettono a tavola davanti a due belle fette di pane con burro e marmellata e, di solito, succede solo durante i giorni festivi. Prima di andare a scuola, invece, latte e cereali o latte e biscotti sono la norma e quindi, nella spesa della settimana, frollini e cereali si impongono. Il problema è che, se segui i gusti dei bambini, ti trovi a comprare roba che contiene grassi di origine
 misteriosa e, di solito, proveniente da multinazionali.
   Ora, è vero che la Barilla, tanto per citarne una, produce anche in Italia (e quindi paga lo stipendio ad operai italiani), ma è anche vero che è una multinazionale. Mi piacerebbe vedere, alla fine, quante tasse paga, la Barilla, ed a chi. E del resto, la Barilla non è neanche la peggiore, basti pensare che da qualche anno a questa parte la Saiwa é diventata della Kraft.
   Ecco allora lo stato delle principali aziende produttrici di biscotti italiane;
  • Saiwa, multinazionale dal 1965, attualmente di proprietà della Kraft;
  • Barilla (mulino bianco), multinazionale italiana;
  • Pavesi, vedi Barilla;
  • Colussi (oswego), gruppo industriale italiano assieme a Sapori, Misura, Agnesi e Flora; 
  • Vicenzi, gruppo industriale italiano comprendente la divisione forno della Parmalat;
  • Bauli (Doria), SpA;
  • Motta, proprietà della Nestlè per il ramo gelati e della Bauli per quello dolciario;
  • Lazzaroni, SpA;
  • Balocco, SpA;
  • Bistefani, SpA;
  • Galbusera, SpA;
  • Campiello, Srl di proprietà dell'italiana Panealba;
   Appare evidente che ci sono ancora molte aziende di proprietà italiana che non si sono lanciate in bizzarre operazioni finanziarie e che continuano a fare biscotti senza troppi grilli per la testa. Questa è la buona notizia, la cattiva è che, ad ora, nessuna di queste aziende si è impegnata nella realizzazione di prodotti etici e salubri. Si va dai grassi vegetali senza nessuna ulteriore indicazione, all'olio di palma non idrogenato, agli incarti non ancora riciclabili. Prodotti perfetti, a base di burro chiarificato(1) o di olii vegetali non idrogenati provenienti da coltivazioni ecosostenibili (e quindi non olio di palma) non ne troverete, non con questi marchi. Ed allora, non volendo mettersi a produrre in casa i biscotti della prima colazione, quali sono le alternative?
   Ci sono, almeno a Bologna, diversi piccoli produttori che, di norma, riforniscono i negozi. Da questi, se ci va bene acquistare un cartone di biscotti da tre o da cinque chili, si possono comprare dei prodotti eccellenti e, specialmente, realizzati senza troppi misteri: burro se serve il burro e, quando si usa l'olio, olio di mais. Comprare da loro i biscotti non è economico, ma non costano di più di quelli del mulino bianco e, a differenza di quello che accade con quelli di marca, ogni lira spesa finisce nel prodotto e non in pubblicità. Io non so con che macchina girino i dirigenti della Barilla ma posso dire per certo che il proprietario del biscottificio vicino a casa mia si sposta con una punto un po' stagionata d'inverno ed in bicicletta d'estate. L'incarto dei suoi prodotti forse non è elegante, si tratta di cassette impilabili di cartone bianco rinchiuse in un sacco di polietilene, ma in compenso è completamente riciclabile, le cassette vanno nel bidone della carta ed i sacchi si possono usare per contenere il pattume non separabile. La provenienza della farina invece rimane misteriosa. Se il grano con il quale è prodotta sia italiano o americano non è dato di saperlo, forse se consumassi più biscotti...
   Per quanto riguarda i cereali il problema è simile. Ci sono alcuni prodotti che ai miei bambini piacciono molto ma, guarda caso, provengono tutti da aziende che non apprezzo. I prodotti locali, che esistono, sono poco vari e privi di gadget. Così ogni volta è una discussione e, ogni volta, si cerca un piccolo compromesso. Certo che educare i bambini ad un consumo ragionato è una impresa difficile, specialmente perché la scelta, in un qualche modo, deve essere condivisa e non imposta. Ed allora, si ragiona su un bonus settimanale di "schifezze", da spendere in grassi misteriosi o in cioccolata e si spera che, alla lunga, vinca la cioccolata (quella italiana magari). Il prossimo passo sarà quello di istituire anche un bonus di chilometri in modo da portarli a scegliere prodotti locali, ma qua il sistema diventa più complicato. I bambini tendono a ragionare in bianco e nero e spiegare loro che esistono tante sfumature di grigio è impresa ardua.
   Per l'etica, invece, di compromessi non se ne parla proprio e questo rende il discorso abbastanza indigesto ai bambini. Hai un bel da spiegare che la Nestlè è stata una delle aziende che più hanno fatto e stanno facendo per spingere l'allattamento artificiale, responsabile secondo l'OMS di 1.500.000 morti infantili l'anno ma non ci sono storie, i cereali Nestlè pare che siano i più buoni e la lotta diventa durissima. 

(1) Il burro usato in pasticceria, intendiamoci, è di norma chiarificato, se non altro perché in seguito a questa operazione diminuiscono i tempi di cottura.

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