domenica 29 maggio 2016

Il diritto di comprare armi è il diritto di essere liberi

Risultati immagini per le armi di isher  Il diritto di comprare armi è il diritto di essere liberi. Si, lo so, è una storia vecchia, come vecchio del resto è il libro dal quale ho tratto questa citazione, parlo di "le armi di Isher", di Van Vogt, un romanzo del 41, epoca nella quale in America, patria del libro, era talmente comune il possesso di un'arma che la sola idea di poterlo vietare poteva parere un'eresia. Eppure Van Vogt, con quella preveggenza che spesso ha caratterizzato gli autori di SF degli anno d'oro, immaginava una sorta di monarchia, sia pure benevola, che vedeva nei commercianti di armi la sola opposizione, il solo impedimento alla detenzione del potere assoluto. L'idea di impedire ai comuni cittadini il
possesso di un'arma, del resto, pur essendo sporadicamente comparsa negli anni, è stata sancita non per niente da uno dei più grandi dittatori della storia. Adolf Hitler in persona, infatti, sosteneva: -L'errore più folle che si possa commettere é forse quello di lasciare che le razze da noi soggiogate posseggano armi. La storia - prosegue la citazione - mostra che tutti i conquistatori che hanno consentito alle razze a loro soggette di portare armi hanno in tal modo approntato la loro caduta.-
Risultati immagini per il diritto di possedere un arma   In ogni modo in America, luogo dove, almeno per quanto riguarda la libertà ed il diritto di essere liberi, le idee sono abbastanza chiare, si è sposata l'idea che il popolo abbia il diritto inalienabile di possedere armi e questo diritto, nel dubbio, lo si è sancito nella costituzione. 
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I giapponesi, amanti della tradizione,
alle armi da fuoico preferiscono di gran
lunga continuare ad affettarsi fra di
loro con la katana.
   Diametralmente opposta è la concezione giapponese. Qui lo stato vieta con tale rigore il possesso di armi da fuoco che persino i poliziotti, salvo casi eccezionali, non possono portarle. Il solo possesso di un'arma è un reato talmente grave che i criminali ne fanno tranquillamente a meno e solo la yakuza è nota farne un piccolo commercio. Stiamo del resto confrontando lo stato della "libertà ad ogni costo" con uno stato sì civilissimo ma cresciuto all'ombra dell'imperatore, uno stato i cui cittadini si trovano impastoiati da un tale insieme di obblighi e doveri impliciti verso la società stessa, verso i datori di lavoro, i genitori, gli avi e le tradizioni che parlare di libertà personale significa forse parlare solo della libertà di scegliere l'aroma del dopobarba e anzi, visto che in Giappone anche solo l'idea di molestare il tuo compagno di viaggio sulla metropolitana con un odore personale è inaccettabile, neanche di quella.
   In mezzo a quella americana ed a quella giapponese, poi, abbiamo la posizione italiana e non è detto, in verità che in questo caso sia vero che "in medio stat virtus". La posizione italiana infatti sancisce il diritto al possesso di un'arma ma non solo ne impedisce il porto (per ottenere il porto d'armi nel nostro paese, se non si é un magistrato, occorre avere un dimostrato motivo; praticamente se non si è stati soggetto di multipli attentati, se non si trasportano professionalmente oggetti di valore e se non si è medici usi a girare con chili di oppiacei nella borsa, ottenerlo è praticamente impossibile), ma tende anche a scoraggiarne il possesso per motivi "difensivi" facilitandone invece quello per motivi "sportivi". Un'arma posseduta per motivi sportivi, però, dovrà essere conservata scarica e smontata e, qualora venisse usate per difendersi, poniamo, da una aggressione, sarà ben difficile spiegare al giudice perché, invece che stare sotto chiave nell'apposita cassetta e ben lontana dalle munizioni, si trovasse carica e pronta all'uso nel cassetto del comodino. La difesa dal crimine, nel nostro paese, non è evidentemente lasciata ai cittadini anche se, in molti casi, l'intervento delle forze di polizia è lento ed inefficiente, tuttavia non è di questo che volevo parlare, il fatto che i cittadini debbano o possano sopperire alle carenze di polizia e carabinieri non è importante, come non lo è il fatto che disarmando i cittadini ligi alle regole gli unici a possedere le armi saranno i "cattivi". Il nocciolo del problema, invece, sta nel fatto che il possesso delle armi è una forma di garanzia del cittadino contro i soprusi di uno stato. Durante il fascismo, quando i governi di mezza Europa si trasformarono in mostri totalitaristi, chi scappava sulle montagne per opporsi alla dittatura non lo faceva certo armato di cerbottana. Togliere al popolo le armi significa privarlo della possibilità di opporsi, in extremis, ad un governo tirannico ed autoreferenziale.
   Del resto, volontario o involontario che sia stato, con l'abolizione del servizio di leva un primo passo nel privare i cittadini della possibilità di ribellarsi ad un governo ingiusto è già stato compiuto. Oggi la maggior parte dei giovani, anche se possedesse un'arma, non avrebbe la più pallida idea di come usarla. Il servizio di leva, che forniva quell'addestramento basico alla battaglia necessario anche solo per obbedire ad un ordine senza inutili discussioni e che, specialmente, portava per la prima volta il giovane a fare considerazioni sulle armi, sul loro uso e sulle conseguenze del loro uso, sul dovere e sui sacrifici legati al dovere, sulla responsabilità personale, non delegabile, e sul bene comune, ora non solo non è più obbligatorio, e già questo a mio parere è un errore, ma non è disponibile neanche come  opzione se non come scelta professionale, scelta che però conduce a ruoli subalterni poco appetibili per i giovani e che, di conseguenza, viene fatta solo da coloro che, per vari motivi, non incontrano alternative. 
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   Il diritto di possedere armi, esattamente come il diritto di possedere un passaporto, sono una garanzia nei confronti del governo. Tanta gente non ha mai richiesto e probabilmente non richiederà mai il passaporto, non l'ha mai chiesto ma può farlo e sa che nessuno può negargli il diritto di ottenerlo, questa è libertà. Quanta gente non ha mai posseduto un'arma e non prova il minimo desiderio di possederla in futuro? Non la possiede ma può farlo, ed anche questo è libertà. Ed a quelle che tirano fuori le solite storie sul fatto che le armi servono per delinquere, vorrei domandare quanti reati vengono commessi con armi regolarmente registrate? Pochi, pochissimi, quasi nessuno. I delinquenti accedono alle armi per mezzo di un mercato parallelo, un mercato dove non ci sono regole, si possono comprare armi di qualsiasi tipo, anche quelle che non vedrete mai in nessuna armeria perché ritenute "da guerra" o "contrarie alla comune umanità". I cattivi, ovviamente, se ne fregano delle leggi e anzi, una legge che limita il possesso delle armi non può che far loro piacere impedendo ai "buoni" di competere ad armi pari. Non è questo l'argomento della discussione, ma vorrei prevenire i commenti insensati spiegando che "il possesso di armi da parte dei comuni cittadini non aumenta il numero dei reati commessi con armi".
   Ora, intendiamoci, io non posseggo armi, a meno che non vogliate classificare come arma il mio
SI VIS PACEM PARA BELLUM
Mettete pure fiori nei vostri cannoni, usate le pistole come
martelli per costruire le vostre case ed i fucili come stampelle 
per camminare meglio verso il futuro ma non buttateli via, mai.
Siate pronti ad usarli perché sono loro esistenza e la 
vostra disponibilità ad farne uso a fare  la differenza 
fra un popolo libero ed un popolo di servi sottomessi.



arco da caccia, e non ho nessun desiderio di possederne. Sono "ragionevolmente insoddisfatto" del mio governo e mi diverto a contestarlo sul FB o sul mio blog ma non mi interessa affatto cambiarlo a colpi di pistola ed il far west mi piace solo dietro al grande schermo, tuttavia trovo che tutte le pressioni della UE sulle modifiche alle leggi sulle armi siano sbagliate. Gli uomini devono essere liberi di possedere armi ed il compito dei governi non è quello di impedirglielo ma semmai di fare del loro meglio perché nessuno si senta motivato ad esercitare questa libertà.

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